98 research outputs found

    Foreigners and the City: An Historiographical Exploration for the Early Modern Period

    Get PDF
    This paper will focus on the physical traces left by different minorities in the European city of the early modern age. Looking to the urban context in the main important ports and commercial centers we can find violent conflicts, traditional uses, as well as new urban strategies by the governors to keep together (for economic and social purposes) city-dwellers and foreigners. The invention of specific buildings and the effect on the architectural language is often quite visible and a mean of cultural exchanges.City, History of Architecture, Modern Age, Foreigners, Minorities

    Historic centres: since when are they an issue?

    Get PDF
    This paper is an attempt to present a sort of «genealogy» of the concept of historic centres, starting from the early modern age to the most recent documents drawn up by international bodies (such as UNESCO) who deal with the urban landscape of existing cities. New strategies for creating un urban image charged with architectural significance, like the ones that the Museums in Bilbao, Rovereto and Barcelona give to their respective cities, can help us to consider the function that special buildings can have in controlling mass tourism, at least in part. It is a question of suggesting itineraries that differ from the traditional ones and a diversification of users (tourists, scholars, citizens of different age, culture and origin, children, older people, immigrants). It is a question of promoting new routes and selecting new places of interest

    Gli stranieri nella capitale della repubblica Veneta nella prima età moderna

    No full text
    Donatella Calabi, Gli stranieri nella capitale délia repubblica Veneta nella prima età moderna, p. 721-732. Milanesi, bergamaschi, toscani, lucchesi, tedeschi, dalmati, greci, slavi, albanesi, armeni, turchi, persiani... che vivono e lavorano a Venezia hanno anch'essi - corne i cittadini originari - le loro confraternità e le loro istituzioni d'assistenza; hanno chiesto, magari in tempi lontani, e in generale ottenuto, alla «patria» che li accoglie una sede per le loro comunità, un punto di riferimento per il lavoro e un luogo nel quale ritrovarsi, svolgere riti religiosi, azioni di filantropia e di solidarietà nei confronti dei propri connazionali. Insomma, un'organizzazione comunitaria già da tempo identificabile anche fisicamente. Ma si direbbe che, a partire dal XVI secolo, favorire la presenza degli stranieri in città significhi per il Senato concedere nuovi spazi a questo fine : una maggiore e più facile acquisizione di terreni e di case e, nello stesso tempo, una dislocazione più circoscritta delle loro abitazioni all'interno di un tessuto già densamente edificato. L'articolo esamina la localizzazione in gran parte accentrata e riconoscibile di alcuni dei gruppi nazionali numericamente più significativi, per alcune comunità in prossimità dei mercato, per altre in aree portuali e di perimetro.Calabi Donatella. Gli stranieri nella capitale della repubblica Veneta nella prima età moderna. In: Mélanges de l'École française de Rome. Italie et Méditerranée, tome 111, n°2. 1999. pp. 721-732

    Foreigners and the City: An Historiographical Exploration for the Early Modern Period

    No full text
    This paper will focus on the physical traces left by different minorities in the European city of the early modern age. Looking to the urban context in the main important ports and commercial centers we can find violent conflicts, traditional uses, as well as new urban strategies by the governors to keep together (for economic and social purposes) city-dwellers and foreigners. The invention of specific buildings and the effect on the architectural language is often quite visible and a mean of cultural exchanges

    I servizi tecnici a rete

    No full text
    Calabi Donatella. I servizi tecnici a rete. In: Cahier / Groupe Réseaux, n°6, 1986. pp. 23-61

    Città ed edilizia pubblica nel dominio veneziano da mare : modelli, significato civile, linguaggio architettonico

    No full text
    Donatella Calabi, Città ed edilizia pubblica nel dominio veneziano da mare: modelli, significato civile, linguaggio architettonico, p. 813-843. Tra XV e XVI secolo, nei centri della costa adriatica, come in quelli delle isole del Levante, la spesa per le fabbriche civili è sempre una voce significativa nel bilancio della Repubblica Veneta : questa scelta corrisponde alla volontà di manifestare la propria presenza, non solo nelle fortezze, ma nelle città intese come colonie in tempo di pace. Interi quartieri, palazzi del provveditore, del capitano, del camerlengo, ospedali, rughe di botteghe, fondaci, dogane, forni, pozzi, cisterne, vedono segni del dominio veneziano. Come interpretare questi segni ? Sono l'esito di una strategia urbana attenta ed articolata, ο di una politica che si avvale anche di riferimenti architettonici e linguistici o, semplicemente, della riproposizione da parte di magistrati e « proti » inviati dalla Serenissima di esperienze, procedure, tecniche conosciute ?Calabi Donatella. Città ed edilizia pubblica nel dominio veneziano da mare : modelli, significato civile, linguaggio architettonico. In: D'une ville à l'autre. Structures matérielles et organisation de l'espace dans les villes européennes (XIIIe-XVIe siècle) Actes du colloque de Rome (1er-4 décembre 1986) Rome : École Française de Rome, 1989. pp. 813-843. (Publications de l'École française de Rome, 122

    Museo e/o musealizzazione della città

    No full text

    Un arquitecto italiano en San Pablo

    No full text
    1. A fines de 1938, Daniele Calabi (1906-1964), ingeniero-arquitecto judío, nacido en Verona, es obligado a abandonar Italia y la ciudad de Padua, donde había recibido sus primeros encargos profesionales, después de ser excluido de la matrícula profesional a causa de las leyes raciales; luego de una breve estadía en Buenos Aires, se radica en Brasil 1. La suya, entonces, no fue precisamente una elección en favor de Sudamérica; pero San Pablo era en aquel momento una ciudad en plena transformación –de establecimiento colonial de baja densidad, rico en jardines, se convertía en ciudad vertical y «moderna »– 2, y seguramente un lugar de grandes oportunidades para un joven profesional europeo. Por otra parte, la inmigración de Calabi se ubica dentro de un flujo de arquitectos que por razones diferentes y en diversos períodos, desde principios de siglo, habían viajado desde Italia a Brasil: el brasileño Rino Levi y el ucraniano Gregori Warchavchik en los años veinte; los italianos Lina Bo, Pietro Maria Bardi y Gian Carlo Palanti al finalizar la Segunda Guerra Mundial
    corecore